Brigantaggio Irpino
Avellino, dicembre del 1864. Se Michelina De Cesare A? lai???icona del brigantaggio post unitario al femminile, Filomena Pennacchio ne A? il paradigma, racchiudendo nella sua vicenda umana diverse contraddizioni: fiera, spavalda e rassegnata, ma capace diAi?? gesti di umanitAi??, fedele al suo uomo e consapevole della sconfitta, nemica giurata dei piemontesi e confidente degli stessi. La figura di questa popolana, nativa di San Sossio Baronia e domiciliata a Santagata di Puglia ha subito le contaminazioni di una storiografia frettolosa e di una letteratura amante delle sensazioni ai???fortiai???: De Witt la descrive ai???di carnagione olivastra, la chioma nera e crespata, le ciglia folte, gli occhi scintillanti, il naso aquilino, le labbra prominenti, il profilo grecoai???.
Molti autori che se ne sono occupati, sostengono che Filomena fosse sposa di un impiegato civile addetto alla cancelleria dei tribunali (altri dicono che fosse moglie di un ferroviere): la donna comunque, vessata dalle gelosie e dai maltrattamenti del marito, mal sopportava la situazione familiare. La sua pazienza si sarebbe esaurita un giorno, dopo lai???ennesimo litigio col marito: Filomena estrasse dai capelli un lungo spillone e glielo ficcA? in gola uccidendolo. Dopo lai???omicidio fuggAi?? nei boschi, incontrA? il brigante Caruso e se ne innamorA?, seguendolo nelle sue scorribande. In breve tempo- sempre secondo il De Witt- Filomena seppe conquistarsi la fiducia e lai???ammirazione di tutti i briganti, fino ad essere considerata ai???la regina delle selveai???. Di lei si sarebbe innamorato anche lo stesso Crocco: un giorno, dopo una scorreria tra Foggia e Lucera, i briganti si divisero il bottino rapinato da un merciaio; Crocco si prese la sua parte, una berretta ai???trapuntata allai???intorno con ricchi arabeschi fatti con filo dorato, e che invece della nappa in seta ne aveva una di fili dai???oroai???, lai???avvolse in un foglio di carta velina e la portA? in dono a Filomena.
Il gesto scatenA? lai???ira di Caruso che sfidA? a duello il suo capo: solo i buoni uffici della brigantessa evitarono il duello finale e i due brganti furono indotti a riappacificarsi, dopo una prova di coraggio che dimostrA? lai???ardimento di entrambi. ma si tratta di costruzioni fantastiche, nulla di piA?. Duelli rusticani, amori e vendette, passione e coraggio, umanitAi?? e crudeltAi?? hanno sempre fatto da contorno alle opere di chi ama romanzare la realtAi??: nelle vicende brigantesche hanno quasi sempre costituito lai???ingrediente ideale per trasformare in epica letteraria i crudi episodi di cronaca. Sono evidenti nel racconto del De Witt sovrapposizioni, confusioni di persona e contaminazioni con storie popolari: la vera Filomena di Caruso, ad esempio, A? Filomena Ciccaglione.
Se poi si considera che talvolta le bande di Crocco, Schiavone e Michele Caruso operavano congiuntamente e che le loro vicede si intrecciavano, allora lai???errore A? plausibile. Meno giustificabile e, semmai lai???ostinazione di taluni pur accreditati studiosi che ai??i?? nonostante le prove documentali emerse finora ai??i?? accreditano ancora oggi la tesi del De Witt. Eai??? accertato come il comportamento di Filomena prima di darsi alla macchia sia stato irreprensibile, come attesta la giunta municipale di San Sossio in un documento del 27 gennaio 1865: ai???ai??i?? Pennacchio Filomena del suddetto Comune prima di associarsi alle orde brigantesche di Schiavone godeva di ottima condotta politica e morale, procacciandosi del pane giornaliero onorevolmente in qualitAi?? di orfanaai???. E con questo documento, oltre che con i certificati di nascita presenti nei fascicoli processuali della donna, si fa anche definitiva chiarezza sulle sue origini. La partecipazione della donna alle bande brigantesche ai??i?? come ella racconta nel suo interrogatorio, ricalcando un canovaccio comune a quasi tutte le brigantesse catturate ai??i?? sarebbe cominciata nel 1863: ai???ai??i?? sono orfana di madre e di padre e per guadagnarmi da vivere ero obbligata a lavorare la campagna.
Ora metre appunto nello agosto del 1863 mi trovava a lavorare nella masseria Collamisso, di proprietAi?? di Nicola Misso, in un giorno che piA? non ricordo, si presentA? Schiavone colla sua banda. A quella vista mi nascosi impaurita sotto un mucchio di paglia; ma avvedutosene quel brigante venne a tirarmi fuori dal mio nascondiglio, e afferratami per un braccio, mi costrinse a montare in groppa al suo cavallo. Non valsero le preghiere e i pianti perchA? lasciasse libera, ma volle condurmi al bosco dopo aver percosso il padrone e il curatolo di quella masseria perchA? intercedevano per me. Giunta al bosco, il solo Schiavone si servAi?? della mia persona e poscia mi disse che intendeva tenermi presso di lui per sua donnaai???. La storia A? uguale a quella di tante altre donne: il lavoro nei campi, il sopraggiungere dei briganti, le inutili suppliche, il rapimento e la consumazione della violenza nel bosco. Eai??? obiettivamente difficile crederle, almeno in questo caso: A? ben documentato, infatti, come la Pennacchio scorresse giAi?? la campagna, almeno dallai???ottobre del 1862 con il suo amante. Ad entrambi fu addebitato un episodio avvenuto a quella data, lai???uccisione del mulo di una donna che non aveva accettato la loro richiesta estorsiva. Lasciamo continuare Filomena: ai???ai??i??vinta dalle minacce di quel bandito fA? giocoforza seguitarlo ovunque, e mai ho potuto liberarmene colla fuga, perchA? non mi lasciava sola un momento. Sopraggiunto lai???inverno, non volle Schiavone che io vivessi la bosco e mi condusse a Bisaccia in casa di d. Michele Rafra, Tenente di quella guardia Nazionale ove stetti ricoverata per circa otto mesi.
In gennaio venne a trovarmi lo Schiavone chiamatovi dal Rafra, e stette nascosto con me oltre un meseai???. Risulta chiara la condizione della donna che, prima sostiene di non aver potuto fuggire perchA? ha sempre avuto Schiavone alle calcagna, poi candidamente afferma che lo stesso brigante ai??i?? pur di non far patire i disagi di un rigido inverno alla macchia ai??i?? la ricovera presso la casa di una persona fidata. Lasciatala in casa di Rago, la brigantessa gravida A? accompagnata da una compiacente mezzana nel bosco di Monticchio dovai???A? rifugiato lo Schiavone: dopo una ventina di giorni, Filomena viene portta a Melfi nella casa della levatrice Angela Battista Di Biase per portare a termine la gravidanza. Ed A? qui che ai??i?? una volta catturato lo Schiavone ai??i?? alla fine la brigantessa A? arrestata. La brigantessa, alle domande degli inquirenti sulle sue eventuali partecipazioni ad azioni delittuose, si difende ammettendo di essersi trovata presente a scontri con le truppe in poche circostanze e di essersi sempre prodigata presso lo Schiavone per salvare la vita dei soldati fatti prigionieri: ai???Mi trovai presente allai???attacco presso Parola vicino Benevento tra la banda di Schiavone e sei Carabinieri.
Questi ultimi furono fatti prigionieri, e poi lasciati liberi per mia intercessione. Fra i medesimi ve ne era uno che si chiamava Ferdinando. essi possono testimoniare, che se hanno salva la vita, fA? appunto per mezzo mio, essendosi Schiavone piegato alle mie vive preghiere. Mi trovai pure in un altro fatto vicino a Santa Croce verso le Puglie, in cui rimasero prigionieri quindici o sedici soldati, che furono disarmati e mandati liberi per mia intercessione, giacchA? godevo di un grande ascendente sullai???animo di Schiavone. Unai???altra volta invece trovai un bersagliere sperso nel bosco, dopo un attacco in vicinanza di Creja, ed io gli indicai la via perchA? se ne fuggisse. Detto bersagliere, credo si trovi tuttora in S. Agata delel Puglie. Del resto ai??i?? conglude Filomena ai??i?? ho sempre fatto del bene e mai del male perchA? tale A? lai???animo mioai???. A smentire la donna vi A? un episodio che, per la molteplicitAi?? delle testimonianze, appare veritiero: il 4 luglio 1863 le bande riunite di Schiavone e Michele Caruso sono nel Beneventano, nei pressi di Morcone, lungo la via consolare che da Napoli porta a Campobasso.
Si puA? dire che, forti di una settantina di uomini, hanno occupato militarmente il territorio: frazionate in gruppetti di una dozzina di elementi, depredano a mani basse tutto quello che trovano innanzi. Tra i briganti vengono notate due donne: Filomena e Luisa Ruscitti, amante di Caruso. I testimoni dello scontro affermano che lai???atteggiamento delle due donne A? assai diverso: ai???ai??i?? ella (Luisa Rascitti) non si portava armate a seguiva la compagnia tutta mesta a differenza di Filomena che si manteneva ilare, baldanzosa e si mostrava agli attacchiai??i??ai???. Filomena veste: ai???ai??i?? un giubbetto di velluto nero sino alle ginocchia e un paio di pantaloni bianchi, in testa un piccolo cappello nero allai???italianaai???. Nel pomeriggio, un drappello del 45Ai?? reggimento di lnea A? in perlustrazione proprio sulla consolare, in contrada Sferracavallo. Aspetta il corriere postale per scortarlo lungo la via. Dal bosco spuntano circa una quindicina di briganti. Sulle prime vengono scambiati per cavalleggeri di stanza nella vicina Sepino: hanno infatti divise simili. I briganti si avvicinano e si rivelano per tali. I soldati ai??i?? forti anche per lai???aiuto di pattuglia di cavalleria che arriva proprio in quei frangenti ai??i?? si lanciano allai???inseguimento e, a fucilate, li fanno arretrare in un bosco vicino. I cavalleggeri perA?, esaurite le munizioni, si allontanano e lasciano al proprio destino il drappello di fanteria. Il grosso della banda in quel momento bivacca ai??i?? a gruppetti sciolti ai??i?? poco lontano, presso uan casa rurale in contrada Canepino: in lontananza si sentono crepitare i fucili e i briganti intuiscono che qualche loro pattuglia A? in pericolo. Filomena reagisce come prima: spara un colpo di pistola in aria per richiamare lai???attenzione di tutti, inforca il cavallo e, alla testa dei suoi compagni, si dirige al galoppo in direzione degli spari. La banda arriva ben presto a contatto con i soldati e ne ammazza una decina. Filomena ai??i?? come emerge dalle numerose testimonianze dei soldati superstiti e dei contadini che erano nelle vicinanze ai??i?? A? in prima fila, maramaldeggia, incita i suoi, li batte in audacia e ferocia: ai???dessa aveva in mano un grosso pistolo di cavalleria e nel tirare i colpi gridava: uccidiamoli tuttiai??i??era la piA? franca ad assalire col cavallo che inforcava la forza e ad offenderla con continue esplosioni di una grossa pistola ai??i?? con due colpi di quellai???arma ridusse cadaveri due di quei prodiai??i?? si batteva con un coraggio sorprendenteai??i?? sparava come un uomo, anzi, era piA? spietataai??i??ai???. E poichA? allai???orrore sembra non esservi mai fine: ai???quella donna, nel vedere stesi al suolo i nostri compagni si passA? per sopra col cavallo e volle pure che i suoi avessero fatto altrettanto..ai???.
A Filomena furono attribuiti diversi amori: Caruso, Crocco, Tortora, Schiavne e Sacchitiello. Tali dicerie sulla donna che ai??i?? nellai???immaginario popolare A? poi diventata lai???archetipo della brigantessa ai??i?? si sono sicuramente modificate e moltiplicate nella narrazione orale e, riprese da incauti e superficiali scrittori di cose brigantesche, hanno contribuito ad arricchirne la leggenda dandole parvenza di realtAi??. Il suo vero amore sembra essere stato Giuseppe Schiavone ed A? circostanza tutta da provare che abbia concesso i suoi favori anche ad altri. Eai??? certo invece, che Schiavone incappa nelle maglie della giustizia per una vendetta dai???amore. Il brigante, innamoratosi della Pennacchio, aveva abbandonato la sua antica amante, Rosa Giuliani, e proprio questa donna A? la causa della sua cattura: spinta dal tarlo della gelosia indica al delegato di Candela, Marchetti, il luogo (la masseria Vassallo, in agro di Candela), dove si nasconde Schiavone con alcuni suoi compagni: ai???il delegato avvertAi?? imediatmente il maggiore Rossi, il quale senza indugio, ordinA? che un drappello di bersaglieri, sotto gli ordini del capitano Molinati ed un distaccamento dei cavalleggeri di Lucca , alla dipendenza del tenente Arditi, si fossero portati in detta masseria. Giunti colAi?? a notte inoltrata, mentre imperversava un uragano, circondarono il fabbricato.
I briganti tentarono di salvarsi colla fuga, ma fu inutile, giacchA? tutti cinque vennero arrestati dalle truppeai???. Schiavone A? subito sommariamente processato e condannato a morte: prima di andare incontro al plotone dai???esecuzione, chiede di poter rivedere unai???ultima volta la sua amata Filomena. Viene accontentato, ma deve giocoforza rivelare il nascondiglio della donna. I bersaglieri del maggiore Rossi invadono la casa in cui la donna A? nascosta. La catturano e la conducono in catene da Schiavone. Questi dopo averla abbracciata e carezzata, le si inginocchia davantil le bacia il ventre rigonfio e le chiede perdono. La Pennacchio, persa allora ogni speranza per il domani, decide di collaborare con le autoritAi??: A? lei che svela il nascondiglio di Agostino Sacchitiello e ne consente la cattura assieme a Giuseppina Vitale e Maria Giovanna Tito. La riconoscenza dei nemici nontarda a farsi sentire: il 18 dicembre 1864, infatt, il capo di stato maggiore del comando gnerale delle zone riunite, scrive allai???avvocato fiscale militare del tribunale di guerra di Avellino che: ai???in favore della Filomena Pennacchio mi A? dovere far risultare che la medesima con le sue importanti rivelazioni ha assicurato nelle mani della giustizia lai???intiera comitiva Sacchitiello e le drude che insieme a lui ricevevano ricovero in Bisaccia.
Alla Filomena devesi ancora la scoperta di molti famosi manutengoli. Questi fatti costituiscono servizi positivi a pro della ricostituzione della sicurezza pubblica, quindi nutro fiducia che la giustizia vorrAi?? tenerne conto nel pronunciare una sentenza contro la Filomena Pennacchioai???. Filomena A? condannata a 20 anni di lavori forzati, pena tutto sommato contenuta. Ma A? una sentenza giAi?? scritta o almeno ai???indicataai???, dal momento che Pallavicini in una lettera del 12 febbraio 1865 allai???avvocato fiscale prima annuncia i meriti della brigantessa pentita: ai???ai??i?? appena rinchiusa nelle carceri, la Filomena Pennacchio non fu aliena dal confessare la veritAi??, anzi con una franchezza che non si poteva sperare, essa non solo rivelA? tutti i luoghi ove le si era dato ricovero, ma bensAi?? ancora lai???asilo dei due Sacchitiello, del brigante Gentile, della druda di Crocco e della druda di Sacchitiello; tali indicazioni furono date con tanta precisione da produrne poi lAi??arresto dei tre briganti e delle due drude. Alla Filomena Pennacchio devesi dunque la distruzione dellai???intera comitiva di Sacchitiello, la quale diede poi il crollo alla comitiva Collarulo, mettendo cosAi?? termine al brigantaggio nella zona di Lacedoniaai??i??ai???; poi suggerisce la portata della sentenza: ai???non ho altro da aggiungere riguardo alla Filomena Pennacchio e di Agostino Sacchitiello, sicuro che ella vorrAi?? far risultare innanzi a codesto tribunale lai???importanza dei servizi resi, facendo cosAi?? avere ai medesimi una qualche considerazione, quando sarAi?? venuto il momento di promuovere la sentenza a loro caricoai???.
Filomena usufruisce nel luglio 1870 di una prima considerevole riduzione di pena: i 10 anni iniziali diventano 9, che nel settembre del ai???71 si riducono a 8 e lai???anno successivo a 7. CosAi?? Filomena Pennacchio, nel marzo 1872 esce dal carcere e dalla storia e si avvia a scontare la vera condanna delel contadine brigantesse: lai???oblio. Di lei come di quasi tutte le brigantesse, si perde ogni traccia: resta solo una foto dalla espressione fiera e spavalda che maschera le contraddizioni di una donna travolta da avvenimenti piA? grandi di lei.
di Valentino Romano