Suggestiva immagine del Wine Bar Ferrara a New York
L’evoluzione del brand “Neapolitan Food”
Da cucina etnica ad alta ristorazione
Il processo di emancipazione della gastronomia parteno-meridionale negli Stati Uniti
giovedì 20 giugno 2019
Frizzante e rigenerante:
nasce il vino per la pizza
Napoli
giovedì 20 giugno 2019
di Gennaro Avano
Il processo di emancipazione della gastronomia parteno-meridionale negli Stati Uniti giovedì 20 giugno 2019 Frizzante e rigenerante: nasce il vino per la pizza Dall’incontro di due eccellenze del made in Italy nasce Wine for pizza, il vino perfetto da degustare insieme alla pizza. La scelta, che farà sicuramente felice gli enoappassionati stanchi del classico abbinamento delle pizze con le birre, è frutto dell’ingegno degli imprenditori dell’azienda Campania Felix, proprietari del marchio. Si tratta della prima creazione per l’azienda partenopea, operante nella distribuzione nel settore vinicolo da oltre 20 anni. Il vino realizzato nasce dal connubio di antichi vitigni campani e ricorda un po’ il Gragnano: profumato, frizzantino, rigenerante, lieve, voluttuoso con una spuma soffice ed evanescente. E proprio come il Gragnano Wine for Pizza subisce un processo di vinificatura mediante pigiatura e diraspatuta soffice, la fermentazione e macerazione a freddo in acciaio per circa una settimana con rimontaggi e follature giornaliere, e successivamente la rifermentazione in autoclave per la presa di spuma e la fase finale di affinamento in bottiglia. La realizzazione del prodotto ha richiesto circa 8 mesi dall’ideazione alla produzione e alla scelta della bottiglia adatta per proporlo sul mercato. Wine for pizza è commercializzato, infatti, in una bottiglia champagnotta da 500cl, una scelta che ben si adatta al consumo di due persone, ovvero l’ideale per una cena di coppia. Wine for Pizza, disponibile nelle migliori trattorie e pizzerie della Il processo di emancipazione, che ha visto il mutamento della cucina parteno-meridionale da tipologia gastronomica etnica a pratica con lo status di cucina internazionale, ha imposto una significativa trasformazione dello stile tecnico ed estetico dell’offerta. Leggiamo per esempio attraverso un reportage di Donatella Mulvoni sul quotidiano indipendente on-line Lettera 43 (10 febbraio 2013) alcune tracce di questa evoluzione: «Chi ha la fortuna di possedere immobili a Little Italy da tempo ha fiutato l’affare, facendo lievitare in maniera consistente gli affitti […]. “Mio zio negli Anni ‘70 aprì una bella vineria, proprio davanti a noi”, ricorda Ernest Lepore, proprietario di Ferrara, la pasticceria aperta nel 1892, “fu il primo a importare il Brunello di Montalcino. Ha chiuso poco dopo: era troppo elegante per chi frequentava al tempo questa zona. Ora, Di Palo ne ha aperta una molto bella nello stesso posto. Gli affari a lui invece vanno bene: una prova della trasformazione del quartiere”». La “troppa eleganza” che ha evidentemente a che fare con contenuti estetici, oltre che eminentemente gastronomici, sta ad indicare che negli anni ‘70 del Novecento, all’interno di un’offerta ancora rivolta in buona misura alla comunità italo-americana, l’avventore medio non vi si riconosceva e, d’altro canto, il luogo non era sufficientemente frequentato da altre categorie di clienti. Soltanto negli anni ’80, quando i principi della Didi Gennaro Avano eta Mediterranea erano ormai di dominio pubblico, prodotti e ristorazione italiana vedevano compiuto il processo di emancipazione potendo aprire anche ad una trasformazione stilistica, adeguandosi ad un genere gastronomico diventato pratica di buon gusto ed espressione di competenza. L’analisi del mutamento estetico della ristorazione italiana, a partire dallo stile trattoria, con le sedie impagliate e la tovaglia a scacchi bianco rossi, fino all’odierno lounge style internazionale, sarebbe in realtà oggetto per uno studio specifico, il cui onere lasciamo ad altri, esso tuttavia qualifica il mutamento dei rimandi simbolici che stavano e stanno dietro l’offerta. In breve, l’attraversamento delle diverse fasi ha coinciso prima con il richiamo nostalgico dei luoghi natii e poi, pur lasciando supporre un plurisecolare sapere, si è evoluta senza esserne schiacciata adottando opportunamente una veste adeguata al mondo contemporaneo. L’elemento “storia” resta comunque centrale e inalienabile dalla strategia di marketing della gastronomia italiana, che fa leva sulla fascinazione del prodotto secolare. Invero, la direzione intrapresa dagli operatori di settore della gastronomia italiana negli States è stata quella di trasformare la storia di un prodotto nella storia di uno stile gastronomico, ripristinando – forse inconsapevolmente – una scuola gastronomica (che era riferibile a Napoli), riducendo tuttavia al minimo l’importazione dei prodotti tradizionali (come invece vorrebbero i produttori Campania è in vendita presso l’Enoteca di via Niutta a Napoli. La presentazione del prodotto al pubblico avverrà questa sera nell’ambito di uno speciale evento alle ore 20.30 realizzato da Campania Felix in collaborazione con la trattoria Scugnizzi, in via Caldieri, che proporrà un gustoso menu al prezzo di 15 euro con antipasti vari, assaggi di pizze di diversi gusti e degustazioni di dolci. E per questa serata nei bicchieri spazio solo per Wine for pizza, naturalmente. Giovanna Rossi La storica pasticceria Ferrara a New York Te lo ripariamo noi in giornata*! Affidati al nostro staff di esperti certificati Apple. NAPOLI Vomero | Chiaia | Toledo Problemi con il display del tuo iPhone? *Presso le sedi abilitate. Italiani). Citiamo in tal senso un articolo di “winecountry” (9 febbraio 2007) pubblicato originariamente per “laweekly.com” e firmato Jonathan Gold. L’argomento sono “i migliori 20 ristoranti di Los Angeles”: «La burrata, quella specie di mozzarella […] introvabile[…] prima che Gioia, un formaggiaio di El Monte, cominciasse a produrla in California […] Oggi è quasi diventata una specialità locale e la si trova in tutti i ristoranti italiani di Los Angeles che siano degni di un minimo di rispetto». Questo dimostra come nella parabola evolutiva del brand il valore sia influenzato da motivazioni che trascendono le reali caratteristiche del prodotto. Un prodotto ascritto a questa categoria-storia, pertanto, assume valori leggibili su piani differenti: c’è innanzitutto quello della comunicazione primaria, ovvero, la funzione identificativa che consente di distinguerlo da altri stili o tradizioni gastronomiche. Il secondo è la funzione orientativa, in quanto la riferibilità ad una tradizione riconosciuta, la storia, appunto, diventa la premessa per stabilire un rapporto tra produttori, che se ne fregiano, e clienti che si dispongono ad acquistare. Il terzo valore è costituito dalla storia medesima, di cui l’articolo beneficia, diventando così appetibile, anche se si tratta di un prodotto discutibile in termini di valore asso