5′ Battaglione Cacciatori
Gennaio 1860 . Il battaglione A? di guarnigione a Messina, A? comandato dal Maggiore Giuseppe Ruiz de Ballestreros.
Maggio 1860 . Il 31 contribuisce in maniera decisiva a scacciare gli invasori da Catania, lo scontro dura una intera giornata .
Il Tenente Colonnello Ruiz viene premiato con la croce di diritto di S. Giorgio e la promozione a Colonnello comandante del 15′ di linea. Anche il Capitano Salem ottiene la croce di ufficiale di S. Giorgio. Sono decorati con la croce al valore con una pensione i Capitani Siniscalchi e Martinez, vengono premiati con la croce e passati allo stato maggiore dell’esercito il Maggiore Lusitani, i Capitani Troja e Moles e i subalterni Basile e Morrone. Si distinguono anche i Tenenti Cersosimo , Verneau, Feliciani e Marzano. Muore in combattimento il Tenente Francesco Melilla .
Giugno 1860. Il tradimento di Catania dopo tanto sangue versato provoca l’abbandono di molti militari. Il comando viene assegnato al Maggiore Diodato Marselli.
Agosto 1860 . Il battaglione è inviato in Calabria a far parte della colonna comandata da Ruiz, ma si sbanderà con tutti gli altri corpi nella catastrofe di Soveria Mannelli.
Settembre 1860. Quel che resta del reparto si ricostituisce a Capua al comando del Maggiore Musitani.
Ottobre 1860 . Una frazione del battaglione combatte il 1 ottobre. Rimane ferito il Tenente Giannelli che morirà in ospedale a Capua. Il 26 dello stesso mese ciò che rimane del corpo si batte con eroismo a Cascano contro l’avanguardia piemontese e nonostante la defezione del maggiore Lusitani gli uomini del battaglione si distinsero per valore e coraggio. Lusitani fu messo agli arresti di rigore a Gaeta.
Alfiere Benedetto CAPPUCCIO
Capua 21.3.1827 Napoli 10.3.1902
Aiutante del 5′ cacciatori fu promosso Alfiere il 1 maggio 1860. Sconfinato nello Stato Pontificio, nel novembre, entrò a far parte delle bande legittimiste fino al 1862 quando fu arrestato dai francesi dopo uno scontro a fuoco alla frontiera pontificia. Faceva parte degli ufficiali del Maresciallo spagnolo Tristany. Non fu il solo ufficiale borbonico che intraprese la strada della resistenza duosiciliana che la storia dei vincitori ha bollato con il marchio infamante di brigantaggio. Rientrato a Napoli per l’amnistia del 1870 si ritirò a vita privata.
a cura di Fiore Marro